LA MASCHERINA: L’oggetto del 2020

La mascherina, l’oggetto in assoluto più odiato, sopportato, indossato, ricercato, agoniato e controverso di questo 2020.

Il 16 marzo 2020 le mascherine non c’erano (o così ci veniva detto ripetutamente dai media), medici ed infermieri sprovvisti, erano SOLO le loro armi per combattere un nemico quasi sconosciuto (almeno dai cittadini). Noi comuni mortali, non sapevamo cosa fare, perché all’inizio di questa vicenda, non avevamo nulla,  i noti DPCM c’imponevano l’utilizzo di guanti (oggi si ritiene siano inutili in ambito civile) e mascherine, ma entrambi erano introvabili.

La mia amica Fra e la mia amica Dany si erano preoccupate di donarmi alcune mascherine, non finirò mai di ringraziarle (a breve dedicherò loro un mio personale pensiero).

La situazione era folle, il Governo non aveva approvvigionato le mascherine??? Regione Lombardia (la più colpita tra le regioni italiane) si era trovata con una fornitura di mascherine che assomigliavano di più a dei pampers che a delle protezioni degne di questo nome, eppure, in qualche modo ce la siamo cavata (con le mascherine intendo, con il resto un disastro); c’è stato chi predicava attraverso tutorial mediatici il confezionamento casalingo, per cui nascevano mascherine fatte con la carta da forno gli elastici ad uso ufficio e via (protetti sino a prova contraria), oppure c’era chi, capace di cucire, le ricavava con ritagli di cotone cucito in più strati; successivamente sono arrivate le mascherine “sartoriali”, realizzare con tessuti e fantasie delle più variegate, poi “finalmente” sono arrivati i grandi Brands che si sono lanciati nella creazione di veri e propri “must have”.

Il 14 settembre 2020 i “dispacci” scolastici predevano l’utilizzo di mascherine comuni, poi sono diventate obbligatorie quelle “chirurgiche”.

Dove dev’essere usata la mascherina? All’inizio negli ambienti chiusi e aperti, poi solamente negli ambienti chiusi e negli aperti se a rischio assembramento, oggi si legge che tornerà obbligatoria anche negli spazi aperti. Risulta doveroso un inciso, nei mesi scorsi abbiamo assistito a spostamenti in nave, aereo, treno e mezzi pubblici, i quali avrebbero dovuto ospitare un numero limitato di persone ed invece… e le mascherine? Non dimenticando di ricordare le mitiche discoteche, prima aperte, poi chiuse… e le mascherine?

Io invoco uno studio serio, reale, condiviso che abbia una base scientifica e non solamente mediatica che finalmente ci dica come, dove e quando devono essere usate, che ci faccia capire: se quando la indossiamo siamo protetti (non sembrerebbe, ma sembrerebbe che serva a proteggere gli altri), quali sono i reali rischi di contagio senza/ con, negli ambienti chiusi (immagino si debba ragionare per dimensioni e numero di persone), e all’aria aperta, all’interno dei mezzi pubblici, ma sopratutto nelle scuole (dove i 2/3 della popolazione italiana viene coinvolta in maniera diretta ed indiretta).

Sono stanca di “fake news”, di corse a chi ha dato la notizia (fake) per primo, di virologi o pseudo tali che parlano attraverso i media senza basarsi su uno studio VERO.

Anch’io ne sto scrivendo sine titulo ed in maniera superficiale (non ho voglia di addentrarmi nella legittimità o meno dei provvedimenti che hanno dato luogo a queste disposizioni e se il mancato approvvigionamento è un fatto penalmente rilevante e se gli ” ingaggi” di forniture sono stati fatti da quel politicante o l’altro per lucrare sulla pelle delle persone, o almeno non intendo farlo in questo spazio), ma io, come milioni di persone, ho bisogno di risposte, quantomeno basate su studi, veri, reali, condotti con procedure e verifiche che abbiano una base scientifica, mi basterebbero anche delle risposte ufficiali che ci dicano “ci dispiace, ma non sappiamo che pesci pigliare sulla base degli studi X, Y e Z”  almeno ci sarebbe un barlume di onestà. Invece, in questo clima di provvedimenti, contro-provvedimenti, azioni scellerate e media totalmente inattendibili, viviamo nel dubbio e nella paura, quest’ultima in particolare si tramuta, nella maggior parte dei casi, nel non agire, nell’immobilità, nella paralisi e sicuramente questo scenario è ben peggiore del rischio di contrarre un virus che nessuno sembrerebbe ancora conoscere.

 

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